Ripe, con i suoi 4300 abitanti si trova in provincia di Ancona, nell’entroterra senigalliese, a 143 m s.l.m.
E’ denominato il “Paese dei Mestieri”, paese di tornitori, fabbri, sarti, mugnai e cordai, che ne fanno il vanto della città.
Ripe, come la maggiorparte degli altri comuni anconetani è un paese suddiviso in frazioni: da una parte Passo Ripe, lungo la Nevola, patria della Ripe moderna e contemporanea; dall’altra Brugnetto, con Villa Cascarani, la “villa delle cento finestre”, un’elegante costruzione destinata alle villeggiature e allo svago campestre, iniziata nel 1690 dal conte Angelo Antonelli e completata dal figlio, cardinale Giovanni.
Nel capoluogo alberga il palazzo Comunale e la chiesa di San Pellegrino, con un organo di fine settecento che ne fa il suo punto di riferimento.
Il Palazzo del Comune offre un’immagine di un Medioevo incorrotto con merli e cavitoie e con il mercato nella piazza sottostante. A Urbino direbbero “il mercatale”.
Il palazzo sembra antico ma ha solo 80 anni, poco per un Comune di storia antichissima, con una nobiltà di antica data, attestata tra l’altro dall’Organo di Gaetano Callido, principe degli organari del ‘700, uno che lavorava solo per committenti di peso.
Ripe sceglie come simbolo “Il Paese dei Mestieri” e ha fatto della valorizzazione dell’antica manualità artigiana un valore da conservare, un’identità da consegnare ai giovani perché ne colgano tutto il valore e tutta la modernità.
Siamo nelle terre di Frattula, Senigallia e i 4 Comuni alle sue spalle: Ripe, Corinaldo, Castel Colonna, Monterado; qui 1000 anni fa arrivarono i Frati di Fonte Avellana; colonizzarono queste contrade che ancora oggi ne sentono il marchio scommettendo sulle tipicità enogastronomiche del territorio.
Questo è il Comune dove, incuranti della crisi, prosperano gli ingegneri del suono, aziende di altoparlanti che vendono in tutto il mondo.
Fausto Conigli è il Sindaco di questo Comune che ha scelto come proprio marchio lo slogan “Il Paese dei Mestieri”.
Essere il Paese dei mestieri esprime – dice il Sindaco ad una intervista televisiva – una volontà di valorizzare quegli antichi mestieri che sono stati tramandati anche attraverso attività formative e didattiche che coinvolgono giovani e non solo.
Per chi si trova in questo magnifico borgo da visitare c’è il Villino Romualdo dove potrete conoscere la storia di Nori De’ Nobili.
Ha attraversato il ‘900 non solo da pittrice ma anche da “donna che non fu mai doma”, come scrive di se stessa.
Nori De’ Nobili nasce a Pesaro nel 1903, adolescenza spensierata passata nel Palazzo delle 100 Finestre a Brugnetto di Ripe, poi gioventù a Roma e a Firenze, è bella e tormentata, pittrice raffinata.
In Toscana Frequenta Rosai e Maccari, artisti di peso che sotto il fascismo seppero muoversi senza mai perdere lo spirito libero; insomma una ragazza di gran belle frequentazioni, sembra nata per dipingere.
Forse la rovina la morte del fratello Alberto, forse la malattia incurabile della mamma amatissima.
Dalla fine degli anni ’30 è un calvario di passaggi da una clinica psichiatrica all’altra.
Di dipingere non smette mai: restano a Ripe molti suoi quadri. Gli occhi di donna fissi nel vuoto, immagini che sembrano tristi solo a chi non va oltre le apparenze, come tanti Pierot dolenti ma mai rassegnati.
Muore nel 1968. Ripe le dedica un intero piano del Villino Romualdo, un centro studi sulla donna nelle arti visive che ha come curatore Carlo Emanuele Bugatti.
Probabilmente è un genio da scoprire e Wikipedia ancora non le dedica nemmeno una voce. La scopriranno tra poco e a Ripe potranno dire che c’erano già arrivati.
Il Villino Romualdo è della fine ‘800, di proprietà di una famiglia di peso per l’epoca, la famiglia Sceral, che tra l’altro diede anche un sindaco al paese di Ripe. Oggi è una proprietà comunale e da pochissime settimane è stato inaugurato per farne un centro sociale, una bibblioteca e per farne una sede del museo dedicato appunto a Nori De’ Nobili.
Pregievole villa di età repubblicana, il Palazzo Antonelli Castracani Augusti è noto come il Palazzo delle 100 Finestre a Brugnetto di Ripe. Un trrionfo di armonie settecentesche, di stucchi e di affreschi, di decori sontuosi che vestono l’epopea di un antica e nobilissima famiglia marchigiana.
Modellato sui palazzi di Villa Giulia a Roma, impreziosito da chiesa privata, ha visto passargli lastoria tra le mani. Vi arrivò Voltaire, invitato dall’amico cardinale Leonardo Antonelli; il prelato simpatizzava per gli illuministi ma non poteva dirlo e così affidò il messaggio alla scritta “QVI NO”
GLI ANTICHI MESTIERI DI RIPE
..che il turista può trovare:
IL FALEGNAME DELLE TENERE RADICI
È la stessa precisione del gesto che scolpisce con tenerezza il legno dal quale emergeranno a poco a poco le forme desiderate e ricercate per incontrare le proprie radici che nutrono, dalla profondità dell’essere, le speranze e i sogni più antichi, mai abbandonati.
IL TORNITORE DELLE GAMBE PIGRE
Sarà possibile camminare al passo con i tempi anche nel dare forma tornita a gambe che non temano la pigrizia e sappiano aspettare, ferme sui loro piedi, il momento giusto per uscire all’aperto a godere le carezze dello scirocco e dell’erba vellutata nei prati appena fuori l’abitato.
IL FABBRO DELLA NOSTALGIA
Similmente i colpi del martello, che batte ritmicamente sul metallo rovente, forgiano la vita del ferro e lo nobilitano in un aspetto di nostalgica bellezza per accogliere il vento, segnalandone la direzione, o per essere ornamento di cancelli e ringhiere.
IL FIORISTA DI CARTA
Anche nella durevolezza della carta, può rifiorire la delicatezza dei sentimenti e l’abilità delle mani femminili, compagne da sempre nella fatica dei mestieri che si trasformano senza posa in nuovi ed eterni significati.
IL FERRAIO DELLE BUONE COTTURE
Piega il ferro già con l’acquolina in bocca, pregustando le buone cotture che usciranno dal forno ben costruito. Le antiche ricette, sempre nuove per chi le assapora, troveranno il giusto calore, dopo le carezze delle morbide mani che le hanno sapientemente preparate.
IL CORDAIO DELL’ARCOBALENO
A Ripe, se si ricerca un legame solido e rassicurante con il lavoro, si può trovare soddisfazione nella serietà e nel senso pratico di chi stringe, con una corda d’affetto, la sua vita all’arcobaleno dei giorni arrotolando insieme, per ricavarne forza, fili singolarmente inconsistenti selezionati da mani esperte.
IL MUGNAIO DELLA LENTEZZA
Dall’oro del grano maturo al candore della farina che diventerà pane croccante: sono le trasformazioni lente e incessanti a cui l’uomo mette mano ogni giorno, dando gusto alla vita come il filo d’olio genuino che scende ad insaporire la bianca fragranza.
L’ORTOLANO DELLE LUNE BUONE
Nel terreno fertile delle nuove generazioni crescono le piante della nostra cultura più profonda e genuina, curata con mani attente che, anche piacevolmente sporche di terra, sanno rispettare i ritmi della natura.
LA SARTA DELLE BAMBOLE
È lo stesso sorriso sereno di quell’infanzia alla quale consegnare il gioco delle bambole, graziosamente adorne di abiti confezionati su misura, con la competenza professionale di una grande sartoria.
L’ORAFO DELLA LUCE
Ornamenti preziosi, chiesti e ottenuti dalla luce dell’oro, ripercorrono i sentieri di battute precise, delicate e decise, dosate dalle dita incallite dall’esperienza ma illuminate dall’entusiasmo della gioventù.
IL DISEGNATORE DELLE FOGLIE DI LEGNO
La precisione del segno nasce a volte da mani rudi, che in passato hanno sicuramente usato strumenti diversi dalla matita, ma che oggi nella passione per l’armonia degli intagli, superano ogni grossolanità.
LO STAGNINO DELLE ACQUE DOLCI
Ampia e riposante è la campagna dove i percorsi dell’acqua vengono docilmente ricondotti al servizio dell’uomo, che l’ama come traccia di una natura mai dimenticata perché continua a scorrere nelle vene come linfa vitale. Una, parte dell’altro: il territorio, che la comprende, ne ottiene ristoro.
L’ARCHITETTO DELLE PICCOLE COSE
Sicuramente vale la pena di soffermarsi un po’ ad ammirare il piccolo borgo che cresce sulle balze collinari e nella vallata subito dietro Senigallia in modo da scoprire il gusto dolce delle piccole cose, che non sono piccolezze ma segno di un rapporto costante dell’uomo con l’ambiente in cui vive. E non è poco!
IL BOTTAIO DELLA VERITA’
Sapientemente giunge un colpo al cerchio e un colpo alla botte per scoprire la reale solidità del recipiente prima di affidargli il prezioso contenuto di allegria per i mesi che verranno. Dal legno impregnato il vino ricaverà i suoi aromi di verità.
Alcuni numeri utili:
UFFICIO TURISTICO
Via Castello, 1 Ripe
Tel. 0717957851 – 0717959217
PRO LOCO RIPE
Via Roma, 27 Ripe
Tel. 0717959019